
Le donne s’intrecciano e rinascono sul palcoscenico
È lei stessa un intreccio di provenienze e culture. Le origini siciliane le intravedi dietro alla mascherina paillettata, nei colori del volto e nei lineamenti; ha vissuto in Puglia, è cresciuta e vive a Padova. Appassionata d’arte fin da ragazza, per anni è stata titolare di un laboratorio di restauro a Castelfranco Veneto, continuando a dipingere e avvicinandosi lentamente al teatro di ricerca. Erica Taffara, direttrice della compagnia Talea Teatro, fondata nel 2014 e che oggi fa parte del circuito Top – Teatri Off Padova, snoda il filo dei ricordi. «A un certo punto non mi bastava più la forma statica della pittura, avevo bisogno di arte in movimento, di parola. La dimensione silenziosa della pittura era troppo poco».
Nel 1994 s’iscrive alla scuola padovana “Ulisses” di Teatrocontinuo diretto da Nin Scolari, regista visionario che, per primo, portò il teatro fuori dal teatro, dentro ai musei e nelle più affascinanti aree archeologiche d’Italia. «Decisi di restare nella compagnia, perché l’arte entrava nel teatro e condensava le mie anime. Il mio primo spettacolo fu nell’antica città greca di Velia, nel Cilento. Fu il primo di tanti altre esperienze itineranti in Magna Grecia: Paestum in Campania poco distante da Velia, Grumentum in Basilica, in castelli e borghi calabresi».
La compagnia portava il teatro classico dentro ai cortili, sui balconi di chi non era mai stato a teatro e non sapeva di vivere in luoghi che avevano contribuito a forgiare la cultura greca, il pensiero occidentale, l’arte, la letteratura, il teatro stesso. Poi arrivò il tempo del ritorno a casa, in Veneto, con il primo evento teatrale itinerante partendo in barca lungo i canali da Altino, antichissimo centro commerciale di epoca romana, approdando fino all’imbrunire a Torcello. E poi Montegrotto Terme e la sua area archeologica.
«Erano anni entusiasmanti: proponevi il progetto e bastava che le amministrazioni se ne innamorassero. Ora vai solo per bandi, non è una cosa negativa dal punto di vista della trasparenza e della legalità, ma i vincoli sono troppi e il teatro si ritrova spesso con le briglie, meno libero di esprimersi».
La morte prematura di Nin Scolari nel 2008 fermò il corso della compagnia che si sciolse progressivamente e tutto il materiale documentario di Teatro continuo oggi è custodito dal centro d’arte a lui intitolato guidato dalla moglie Luciana. «Nin mi aveva avvicinato all’esperienza della regia già da qualche anno e da lì ho iniziato a muovere i primi passi da sola, con il desiderio di indagare l’universo femminile che finora avevo trascurato».
Nasce da questa intuizione, nel 2007, il laboratorio “Intrecci di donne”: «Ottenni un contributo del Comune di Padova per avviare un progetto teatrale per donne straniere. Avviai la prima edizione al San Clemente a Granze di Camin e lì siamo ancora. Negli anni sono passate una sessantina di donne, il progetto è cresciuto al punto da entrare nel progetto Rondine dello Sprar, in seguito ha camminato in autonomia e quest’anno si è arricchito di una nuova forma, avvicinandosi ai canali digitali». Con “Passepartout. Una porta aperta sul mondo femminile”, l’iniziativa finanziata dal bando cultura Onlife della Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, il laboratorio adesso si svolge in modalità mista: «Si sta sviluppando una comunità femminile sul web, con appartenenze e provenienze diverse, che viene raggiunta con semplici provocazioni per stimolare il racconto e la narrazione. Ed è così che il laboratorio in presenza cresce con frasi, immagini, suggestioni che contaminano lo studio della voce, lo spazio del palcoscenico. E non sappiamo ancora cosa ne uscirà fuori alla fine. Tutto è in divenire».
Sono otto donne attualmente le partecipanti del percorso proposto da Talea Teatro; altre continuano a mantenere il filo da Parigi, Mosca, dal mondo intero con un’esperienza che ha modificato la loro esistenza, facendole sentire accolte e ascoltate.
«Sul palcoscenico accade una magia inspiegabile: le donne arrivano stanche, appesantite dalla giornata, dalle preoccupazioni, ma alla fine si rigenerano in uno spazio tutto loro. Si riattiva l’intera persona grazie al gioco di relazioni con le altre, all’indagine di sé e piano piano ognuna impara a riconoscere la sua voce».
da La Difesa del Popolo di domenica 28 Novembre 2021